Alcuni estratti della recensione che Bruno Quaranta su Robinson, Supplemento letterario de La Repubblica, ha scritto sul nuovo romanzo di Antonella Cilento, La babilonese (Bompiani):
È un borgesiano «museo immaginario di mutevoli forme» questo vagare nei millenni. Una storia che rigo dopo rigo disarciona la Storia, la confonde, la depista, le nasconde il copione, la dissolve. «In questo sogno che tutti abitiamo» non è forse l'epigrafe ideale della favolosa avventura? (...)
Ninive e i riverberi nel tempo della sua malìa assumono sulla pagina impressa di Antonella Cilento - direbbe Vitaliano Brancati - «il forte e misterioso rilievo che devono avere nella sensibilità i ciechi» gli oggetti. Perché solo non credendovi (non"vedendola") si può onorare, salvare, far brillare la realtà, sottraendola al «tanfo pesante delle cose andate a male». (...)
Ne La babilonese napoletana il personaggio che cerca e trova felicemente il suo autore è la lingua, versicolore, musicale, miserìcordiosamente caustica, schioccante, luminosissima, naturalmente vocata a «dorare il mondo». Sì, «resuscita pure le capuzzelle dalle fosse calcinate...» ( ...)
Da quanto, la Babilonese, agognava uscire dalla lampada? Ecco la sua fortuna: avere incontrato Antonella Cilento, così in sintonia con il Durrell di Justine: «Non eludere il destino, come vorrebbero le persone comuni, ma compierlo nella sua potenzialità reale - l'immaginario»