una storia semplice, di grande pulizia formale e sostanziale che, senza eccessivi guizzi né effetti speciali, stuzzica la curiosità di chi legge esortandolo ad arrivare alla fine per sapere come andrà. (…)
Ed ecco l’elenco completo del vincitore e dei quattro finalisti in ordine alfabetico:
Luigi D’Amico L’Amleto Napoletano
Francesco Falco Denti
Felicita Lazzarini ‘A Bambulella
Stefano Mussari Di Vista
Nicola Tonelli Il verso giusto
Ringraziamo tutti coloro che hanno partecipato al concorso inviandoci i loro materiali. L’appuntamento è per il 2012 per la seconda edizione di PICTURES OF NAPLES!
Il racconto vincitore:
L’Amleto napoletano
di Luigi D’Amico
Gesù, ma comme chiove! Gennarino Esposito si affacciò alla balconata del refettorio e si grattò la testa con un gesto che gli era abituale, quando rifletteva su qualcosa o stava escogitando una delle sue bravate giornaliere. Il piccolo, aveva solo otto anni, ma era stato soprannominato il filosofo dagli istitutori dell’orfanotrofio che portava il nome della Madonna Immacolata e da tutti coloro che lo conoscevano. A Gennarino era stato affibbiato quel soprannome per le sue continue e insistenti domande su ogni cosa, in una nenia ossessiva che stancava chi gli stava accanto. Perché il cielo è blu e non è di un altro colore? Perché siamo nati? Dove va il sole quando scompare la sera? E la Luna da dove viene e perché si presenta così diversa durante il mese? Perché il mare è salato? Dove vanno gli animali che muoiono e i cristiani? E dove sta il Paradiso in cielo? Prima di nascere, dove stanno i bambini? Queste erano solo alcune delle tante domande che si agitavano, come un turbine di vento, nella testa di Gennarino. Suor Carmela che lo aveva più di tutti accolto nel suo cuore, aveva la pazienza di sopportare quel ragazzino ribelle, ma sveglio, di un’intelligenza vivace che a volte lasciava senza parole. Gli occhi grandi, di un azzurro cobalto, il viso paffuto e roseo che si illuminava di una luce intensa quando sorrideva, e s’incupiva con la stessa intensità nei momenti di malinconia o di momentanea contrarietà. Era un bimbo alto per la sua età, snello, agile, ipercinetico. Senza difficoltà riusciva a sgusciare tra le gambe di suor Carmela o tra quelle ro professòr Arturo, l’istitutore che lo seguiva da quando era arrivato in quell’orfanotrofio, all’età di quattro anni. Quante ne aveva fatte passare al giovane Arturo e alle suore che si erano avvicendate in quegli anni nell’Istituto della Immacolata, in Via del Bosco di Capodimonte. Quante punizioni e rimproveri aveva ricevuto, senza piegarsi mai completamente alla disciplina e alle regole. Per minacciarlo, suor Carmela, con un fare non proprio convincente, gli prospettava il trasferimento nel carcere minorile di Nisida. Chiamo i carabinieri e ti faccio portare a Nisida, così ti chiudono in una cella buia e buttano la chiave. A pane e acqua debbono metterti per un mese, così impari a farmi disperare. Ma Gennarino non sembrava molto spaventato da quelle minacce. Voi nun me putetè chiudere, io non teng l’età, rispondeva sicuro di sé, mostrando di conoscere i suoi diritti, ma molto meno i suoi doveri. Riusciva sempre a neutralizzare le collere che suscitava in chi doveva occuparsi di lui. Il sorriso accattivante, lo sguardo sornione, le braccia sempre pronte a circondare la vita 2 larga di suor Carmela che alla fine si scioglieva come neve al sole e dopo qualche minuto, lo accoglieva sul suo petto vigoroso e abbondante, circondandolo con le sue braccia grassocce. Quella mattina Gennarino si era svegliato molto presto. Era molto eccitato, non aveva quasi chiuso occhio quella notte, agitandosi nel letto che occupava nella vasta camerata insieme ad altri cinque piccoli ospiti dell’Istituto. Nei pochi momenti nei quali si era appisolato aveva sognato, come gli capitava spesso, di viaggiare sulle nuvole, sulle ali di un angelo che aveva le sembianze del suo amico di giochi, Roberto. Roberto era un bimbo dai ricci castani e dagli occhi dolcissimi di un colore che sfumava nel verde acquamarina. Disponibile oltre ogni limite, sopportava le sfuriate e le prepotenze di Gennarino, con una pazienza infinita. Quella notte, il viaggio onirico era stato breve, ma intenso. Si erano mossi dalla vicina chiesa di S. Rocco e avevano sorvolato tutto il bosco di Capodimonte che stava a poca distanza dall’Istituto.